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Primavera 2013

Ogni individuo è un “sistema complesso”. Due individui, quindi una coppia, sono un sistema molto complesso. Figurarsi una nazione intera, specie se si tratta dell’Italia.
Il momento attuale ne è un esempio.
Afferma Dee Hock (fondatore di Visa) che la vita dei sistemi complessi è al margine del caos, quel punto in cui si trova l’equilibrio tra il troppo semplice e il troppo complicato. Dee Hock è ricorso a un neologismo per definirlo: l’ha chiamato Caord, unendo i termini Caos e Ordine. Quindi è caordica qualsiasi struttura che sappia fondere armoniosamente le due caratteristiche, che poi è il modo migliore per gestire la complessità. Stiamo vivendo un momento sociale e politico molto complesso, basato costantemente sul conflitto. Tutto è opposto a tutto: la regola del caos perfetto! Dobbiamo uscirne, anche partendo da piccoli esempi di buona volontà.
Un modo molto semplice per ridurre la conflittualità è quello di rovesciare la tecnica che tutti definiscono l’Avvocato del Diavolo, cioè la critica applicata, dicono, a fin di bene. È ovvio che le critiche possono essere utili, ma quando non sono richieste, sono un amplificatore di complessità.
Proviamo ad applicare la tecnica dell’Avvocato del Diavolo in modo rovesciato, creando la tecnica dell’Avvocato dell’Angelo.
Anziché trovare tutti i punti negativi possibili in quello che un vostro interlocutore sta dicendo, fate l’opposto. Sforzatevi di individuarne le positività.
Dite ad esempio: “La cosa che più mi piace in quello che hai appena detto è…”.
Lo vedrete probabilmente meno ostile e disposto a ricambiare il pensiero positivo. Riducendo la conflittualità si riduce la complessità, perché lo scontro è un potente amplificatore di complessità.
Per favorire il dialogo è bene attuare una potente tecnica suggerita da Carl Rogers:  “Prima che un problema sia discusso, i partecipanti dovrebbero spiegare non già il loro punto di vista, ma quello che ritengono essere il punto di vista dell'altra parte".
Avete mai provato? Scoprireste che quasi mai le persone si ritrovano nella descrizione che voi fate del loro pensiero, perché è basato su un vostro pregiudizio e non già su quello che loro pensano davvero. Questo anche perché, a furia di litigare, non ci ascoltiamo più. Vogliamo solo contrapporci, non ci interessa cercare di capire, operiamo, quasi sempre, secondo schemi di pensiero preconfezionati. Riteniamo di sapere già tutto prima che l’altro si esprima. E la chiamiamo comunicazione? Ricordiamoci che comunicare significa “mettere in comune”.
Sù, un piccolo sforzo: “La cosa che più mi piace in quello che ho appena letto è…”.

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