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Autunno 2012

IL VERO LUSSO È POTERNE FARE A MENO.

Il titolo è stato ispirato da una frase di Bruno Bonsignore, presidente di Assoetica, al quale avevo chiesto, come ad altri, una definizione sul lusso. Tra le tante risposte, ne scelgo alcune. Francesca Albanese: “Associo il lusso alle categorie estetiche della bellezza, dell’eleganza e della raffinatezza, ‘talenti’ che possono appartenere a chiunque al di là delle proprie capacità finanziarie. Tuttavia, anche dissociando il lusso dalla 'pacchianeria’ dello sfoggio, credo che rimanga qualcosa che ‘non è per tutti.
Legare il lusso all’eccellenza è la strada migliore, ma credo sia tutt'altro che facile affiancarlo ai temi dell’etica”.
Giancarlo Currò: “Mi viene in mente il termine ‘distanza’ se cerco di spiegare cos'è per me il lusso. In un'accezione positiva: distanza dal normale, dall'usuale, dal regolare, dal pedissequo e dal quotidiano, dalle copie, dal falso, dalla crisi. Concedersi una distanza, pensare o essere distanti, distinguersi oltre tutto ciò che è banale, previsto o comunque risaputo”.
Fabrizia Peris: “Avere la libertà di scelta”.  
Francesca Pellegrini: “È un desiderio irrealizzabile che per una volta di riesce a realizzare”.
Umberto Santucci: “Il lusso è il raro: il silenzio, la calma, i tempi giusti, lo spazio. È fare cose che gli altri normalmente non fanno: camminare la mattina presto lungo il fiume assaporando i nuovi fiori, il grano, gli odori dei campi, sempre uguali e sempre diversi. Il lusso è ignorare il PIL e la crescita, e decrescere in modo armonioso e rispettoso di sé, degli altri, del mondo, sostituendo la convivialità alla competitività.
Il lusso infine è la differenza fra vivere bene e vivere male: io cerco il più possibile di vivere così, quindi ritengo di vivere nel lusso”.    

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